martedì 4 novembre 2008

segue litera de bustianu cumpostu pro s'iscola sarda

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E’ quella scuola civile che è stata usata come strumento per tarpare le ali della creatività ai nostri giovani costringendoli a costruire modelli usando codici e categorie impropri che essendo slegati dalla realtà sarda non potevano che portare alla sterilità o alla creazione di modelli italocopici inadatti e inorganici all’economia ed vivere dei sardi.E’ di quella scuola civile che fa parte l’università sarda totalmente sconnessa dalla realtà in cui opera, che produce “intellettuali organici”, italiani di Sardegna che dai loro baronati tengono a bada e bacchettano gli intellettuali liberi che osano valorizzare la storia, la lingua e la cultura dei sardi, della “società non civile”.La scuola civile italiana è allo sbando, malattie ed anticorpi strettamente italiani la stanno distruggendo, centrodestra e centrosinistra si alternano nel preparare per la scuola rivoluzioni copernicane che mortificano e demotivano insegnanti ed alunni, inventano inutili lauree brevi, tolgono risorse alla ricerca, ingrassano i baronati e dulcis in fundo inasinano la scuola elementare imponendo agli scolari a colori il tuttologo unico in grigio.E’ il momento di istituire la scuola sarda.Avvalendosi delle prerogative attribuite alla Regione Sardegna dallo statuto, è il momento di vedere la scuola sarda in un’altra ottica ed in un altro ruolo che principalmente deve essere quello della valorizzazione dei nostri codici e delle nostre potenzialità, ma non solo.La scuola per molte comunità della Sardegna non è solo un centro di istruzione, ma è anche pietra fondante di una costruzione che insieme, alle poste, alla banca, alla farmacia, al comune, alla caserma, agli asili nido ed a tutti gli altri servizi primari, aggrega e rende vivibile la comunità.Quella costruzione, specialmente in Sardegna dove su 377 comuni più del 50% hanno meno di 3000 abitanti, è molto delicata e basta che una sola di quelle pietre fondanti venga a mancare e la costruzione cede e con essa cede anche la comunità della quale era habitat.Se non si vuole Lollovizzare tutto il centro Sardegna, questa è l’occasione, si parta dalla scuola, si usi il cemento finanziario necessario per rafforzarla e la si fornisca di radici adatte al terreno sardo, con didattiche e progetti d’avanguardia per vederla non solo come un servizio sociale primario ma anche come un’industria che valorizzi le risorse intellettuali dei nostri giovani e li porti a volare verso modelli culturali, economici e produttivi originali e non alle attuali copie sbiadite di modelli, non solo estranei alla nostra realtà, ma improduttivi anche nella realtà che li ha in originale.Nugoro 31/10/08 BUSTIANU CUMPOSTU
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